Non c’è nulla da fare: se hai la passione per lo sci e la montagna, alla neve non puoi resistere! Capisco molto bene i miei pazienti operati di protesi d’anca o di ginocchio che, nonostante il timore, hanno comunque voglia di tornare ad allacciarsi gli scarponi.
Sicuramente una frattura periprotesica dovuta ad una caduta accidentale sarebbe deleteria: questo é il motivo per cui sconsiglio vivamente ai pazienti operati di protesi articolare, di iniziare a sciare per la prima volta dopo l’intervento, e altrettanto vivamente lo sconsiglio a chi non aveva un’OTTIMA confidenza con gli sci giá DA PRIMA della sostituzione protesica.
Il discorso cambia se il paziente, prima dell’intervento, era giá un esperto sciatore.
Passati 6 mesi dall’intervento in genere é già avvenuta un’ottimale integrazione della protesi con l’osso, quindi verifico le condizioni del paziente mediante gli accertamenti necessari, e se tutto procede bene per me è “via libera”:
• rx dell’impianto protesico
• valutazione clinica articolare, muscolare e posturale: il paziente deve aver raggiunto la completa articolaritá e avere una definizione muscolare simmetrica per i due arti
La tecnica che utilizzo da anni per la protesi d’anca (AMIS) con accesso anteriore mininvasivo permette un celere ritorno alle attività sportive poiché non è particolarmente traumatica per le strutture tendinee.
L’uso di software per un corretto planing chirurgico mi permettono di eseguire impianti protesici più affini alle singole anatomie.
Per la protesi di ginocchio utilizzo impianti con un design che mima la normale anatomia del ginocchio ed eseguo l’intervento con una tecnica mini-invasiva subvastus per preservare il tendine del muscolo quadricipite, fondamentale nella pratica dello sci; inoltre (quando possibile) scelgo protesi non cementate, di materiali porosi, che vanno ad integrarsi perfettamente al tessuto osseo del paziente.
Se l’obiettivo del mio paziente é quello di tornare ad approcciarsi ad uno sport impegnativo come lo sci, spiego che la prima cosa da fare dopo l’intervento é iniziare subito un percorso riabilitativo efficace, volto al recupero della completa articolaritá e della muscolatura.
È meglio iniziare subito con i classici esercizi di rinforzo muscolare a basso carico per arrivare in breve tempo ad ottenere lo stesso tono muscolare per entrambi gli arti inferiori.
É importantissimo anche riequilibrare la muscolatura degli addominali (retti, trasversi ed obliqui), dei dorsali, dei quadrati dei lombi e dei glutei per avere una buona consapevolezza del proprio baricentro, sia in contrazione statica che in contrazione dinamica.
Per prevenire gli infortuni è possibile lavorare sulla flessibilità e sulla lunghezza muscolare con esercizi di stretching globali.
Dopo l’intervento la nuova articolazione ha la necessità di venir “riconosciuta” a livello cerebrale e di essere integrata nei circuiti neuronali propriocettvi: il fisioterapista potrà suggerire gli esercizi più appropriati agendo sul recupero dell’equilibrio, anche aiutandosi con la nuova tecnologia della pedana Hunova.
Dopo 3/4 mesi é possibile incrementare ulteriormente il carico di lavoro per rinforzare la muscolatura, iniziando a lavorare con pesi adeguati al proprio livello di allenamento: eseguire delle serie di squat ed affondi é fondamentale per ottenere la tonicitá muscolare necessaria per avere una ottima stabilità articolare. A questo proposito un valido aiuto é offerto anche dalla pressa orizzontale.
Solo dopo essersi concentrati su un’attenta preparazione pre-sciistica sarà possibile riallacciare gli scarponi e mettersi sugli sci, tenendo sempre ben presente che la nuova articolazione dovrà approcciarsi alla discesa come un bambino che prende le sue prime lezioni.
Nel video che segue potete vedere un mio paziente che ha ricominciato a sciare senza problemi, dopo che gli ho impiantato una protesi d’anca con tecnica AMIS, con accesso anteriore mininvasivo.
Quando scendiamo da una discesa disegnando curve perfette sulla neve, il nostro sistema nervoso centrale compie un’importantissima magia per permetterci quel gesto atletico così naturale, eppure così perfetto: le nostre terminazioni nervose sensitive sono in grado di riorganizzare in un secondo la contrazione di ogni nostra singola fibra muscolare in risposta alle informazioni della posizione del corpo nello spazio, alle informazioni pressorie dalla pianta del piede, alle informazioni del senso dell’equilibrio e alle informazioni muscolari e tendinee.
Stiamo parlando di sensibilità propriocettiva, grazie alla quale ogni cellula del corpo si organizza in un’armonia meravigliosa per permettere il gesto atletico perfetto.
Ecco perché ribadisco sempre quanto sia importante rivolgersi ad un buon fisioterapista per riabilitare al meglio questa funzione cerebrale così preziosa.
É il nostro cervelletto che collabora con la corteccia cerebrale per riprogrammare in una frazione di secondo i nostri movimenti impedendoci di cadere rovinosamente, modulando la contrazione delle fibre muscolari una ad una.
Noi però, dobbiamo far qualcosa per aiutare il nostro cervelletto in questo difficile compito: possiamo allenarci e rinforzare i nostri muscoli nella maniera corretta, perché abbiano una ottima capacità di reazione allo stimolo nervoso.
Il consiglio che do a tutti i miei pazienti é quello di allenare la muscolatura in tutte le sue funzioni:
- contrazione concentrica: le fibre si contraggono sviluppando forza (ad esempio le fibre del quadricipite quando dopo la curva dobbiamo estendere di nuovo le ginocchia)
- contrazione eccentrica: le fibre si rilasciano e il muscolo deve allungarsi nonostante si stia in effetti contraendo (ad esempio le fibre del quadricipite quando approcciamo la curva e dobbiamo fletterci sulle ginocchia)
- contrazione statica: le fibre sono contratte senza variazioni di lunghezza muscolare, mantenendo la contrazione per un periodo protratto nel tempo. É un lavoro che ci interessa molto sia per il lavoro di tenuta muscolare che determina la stabilità articolare di cui abbiamo bisogno (data la delicata situazione di sostituzione protesica), sia per il lavoro di tenuta della muscolatura posturale che ci permette di mantenere un baricentro stabile.
- forza esplosiva: é la massima velocità di manifestazione della forza (pliometrica), può essere sviluppata con carichi di lavoro importanti che stimolino la muscolatura interessata dal gesto atletico che ci interessa compiere, nel nostro caso degli arti inferiori e del “core” (o della “power house come direbbe J.H. Pilates)
- stabilitá tonico-posturale: é la capacità di mantenere stabile il baricentro e di controllare l’equilibrio in movimento, adattando la contrazione/rilasciamento delle fibre muscolari al percorso e alle asperità del terreno
ATTENZIONE: ogni singolo paziente deve essere valutato per il suo caso specifico, riferendosi al proprio ortopedico.
I tempi di recupero e le possibilità di approcciarsi di nuovo ai diversi sport variano a seconda della tecnica chirurgica usata.