Fin dalle mie prime lezioni di golf da principiante, mi é stato chiaro che la chiave per ottenere un perfetto set-up va cercata nel bilanciamento della postura, ottenuto a partire dalla posizione dinamica dei piedi a terra per trasferire il peso del corpo e spedire la pallina proprio dove vogliamo mandarla.
La postura deve essere contemporaneamente stabile e mobile: é fondamentale per impostare il set-up perfetto da cui partire per eseguire uno swing efficace.
Lo swing deve essere contemporaneamente potenza e coordinazione, forza esplosiva e agilità: per ottenere tutto questo è necessario passare ore alla ricerca di una base d’appoggio sui piedi stabile, ma flessibile.
Il golfista deve contemporaneamente allenarsi alla resistenza (anche allenamento aerobico) e alla flessibilità (stretching dinamico).
Durante lo swing c’è un’attivazione pluri-muscolare che segue una sequenza specifica:
- Durante il BACK SWING la muscolatura degli arti inferiori stabilizza il movimento (armoniosa sinergia tra abduttori ed adduttori delle anche).
Il peso del corpo inizia a spostarsi a destra: il bacino ruota seguendo il movimento del tronco (addominali obliqui e muscolo erettore spinale) e del cingolo scapolare (trapezio, elevatore della scapola, romboide, gran dentato).
Il golfista si arrotola su se stesso come una molla, accumulando tensione. All’apice del movimento deve avere la mobilità necessaria per svincolare massimamente il cingolo pelvico da quello scapolare: questo ci permette di rilasciare la tensione accumulata (parlo di energia muscolare) in modo fluido ed elegante
- In quella frazione di secondo in cui si inverte la rotta del movimento, nel passaggio dal back swing al down swing, cambia completamente l’attivazione muscolare.
- Durante il DOWN SWING il golfista si “srotola” attivando la muscolatura controlaterale e il movimento, se eseguito correttamente, dovrebbe rispecchiarsi esattamente nel back swing fino al momento dell’impatto con la palla.
Gambe, bacino, tronco, spalle e braccia ruotano nel senso opposto in rapida sequenza, tornando con il peso verso l’arto inferiore sinistro.
É un gesto potente ed elastico che termina nel FOLLOW-THROUGH.
Tra i miei pazienti ci sono numerosi golfisti, e ovviamente la loro richiesta é sempre la stessa: vogliono la certezza di poter tornare a giocare a golf dopo l’intervento di protesi articolare dell’anca.
Posso capire le loro incertezze: per avere un set-up efficace e bilanciato é d’obbligo avere la capacità di distribuire equamente il peso sui due arti inferiori; inoltre durante tutta la dinamica del movimento per eseguire lo swing dev’esserci la sinergia perfetta tra adduttori e abduttori dell’anca.
Con le tecniche classiche é difficile tornare ad avere questa armonia del gesto atletico, ma la tecnica con accesso anteriore mininvasivo (AMIS) mi permette di lasciare integri i tendini degli extrarotatori dell’anca, poiché sfrutto il passaggio tra i tendini del tensore della fascia lata e del sartorio: da questo accesso, spostando il retto femorale, posso posizionare la protesi senza incidere alcun tendine.
Grazie all’utilizzo di software dedicati alla pianificazione dell’intervento nella fase pre-operatoria, che mi permettono di prevedere, con un bassissimo margine di errore, il corretto posizionamento dell’impianto specifico per il singolo paziente, per il paziente ci sono diversi altri vantaggi:
• Mantenimento delle caratteristiche anatomiche della singola anca nello specifico
• Rispetto del centro di rotazione dell’articolazione
• Mantenimento della distanza anatomica tra l’asse del femore e il centro di rotazione per conservare le fisiologiche tensioni muscolari tra adduttori e abduttori
• Garanzia di avere un’ottima stabilità articolare e un’adeguata forza muscolare
• Ridotto rischio di dismetria tra gli arti e quindi mantenimento della fisiologia lombo-sacrale
Nel video potete vedere un mio caro paziente e amico che dopo soli 4 mesi dall’intervento di protesi d’anca con accesso anteriore mininvasivo (tecnica AMIS) é tornato a calpestare il green con grande soddisfazione di entrambi:
Questa tecnica mi permette di lasciare intatti i tendini degli extrarotatori dell’anca, assicurando al paziente di mantenere, anche dopo l’intervento, il perfetto timing di attivazione muscolare: i rapporti tra gli extrarotatori e gli adduttori delle anche non vengono modificati, in questo modo il paziente recupera facilmente la fluidità e la precisione del movimento di torsione necessario allo swing.
Il paziente operato con le tecniche classiche purtroppo, deve preoccuparsi per lungo tempo di non effettuare delle torsioni sull’arto inferiore operato, perché il rischio che la protesi si lussi é altissimo.
Con la tecnica AMIS questo rischio non esiste, poiché i tendini lasciati integri assicurano un involucro di protezione sulla protesi e il mantenimento dei corretti parametri articolari.