Attualmente l’intervento di protesi totale d’anca é una delle procedure chirurgiche con la più alta percentuale di successo e di soddisfazione personale per il paziente (in termini di riduzione del dolore e di recupero di una buona mobilità articolare).
Esistono però 7 sfortunate eventualità che obbligano il paziente a sottoporsi ad un nuovo intervento per sostituire la protesi che era stata impiantata in precedenza: in questo caso parliamo di REVISIONE DI PROTESI D’ANCA, e può rendersi necessario sostituire una o tutte le componenti protesiche.
L’intervento di revisione é un atto chirurgico più invasivo e complesso di quello che si affronta con una semplice protesi d’anca impiantata per la prima volta, poiché l’osso periprotesico potrebbe essere danneggiato (in auesto caso si inseriscono augment metallici oppure innesti ossei per sostituire la porzione di osso mancante) oppure i tendini potrebbero essere deficitari: nella maggior parte dei casi si sceglie di impiantare una protesi da revisione, progettate proprio per compensare queste problematiche.
Vediamo quali potrebbero essere queste eventualità:
- ALLENTAMENTO DELL’IMPIANTO: durante l’intervento di protesi d’anca, le componenti protesiche vengono pressate o cementate nelle componenti anatomiche del paziente in modo che con la ricrescita ossea si abbia un’integrazione delle parti. Se non avviene questa integrazione, la protesi risulta instabile ed é causa di dolore. L’allentamento potrebbe essere favorito da carichi ripetivi importanti, da un eccessivo sovrappeso del paziente o dall’usura della componente protesica acetabolare.
- USURA DELL’ IMPIANTO: attualmente le protesi impiantate hanno una vita di circa 20/30 anni, quindi se il paziente protesizzato é giovane, ha una maggior probabilità che a lungo andare la protesi si usuri. In altri casi capita che piccoli frammenti della componente plastica del cotile si accumulino all’interno dell’articolazione dell’anca: il sistema immunitario del paziente riconosce come estranei questi frammenti e li attacca, ma sfortunatamente attacca anche l’osso sano periprotesico e lo deteriora, rendendo la protesi instabile.
- INFEZIONE: é una complicanza che può presentarsi nel corso di qualsiasi tipo di intervento. Nel caso di una protesi può capitare che dei batteri riescano ad attaccarsi alla superficie protesica. L’infezione può essere precoce e svilupparsi nei primi 45 giorni, oppure tardiva e slatentizzarsi anche dopo anni. Questi batteri sono molto resistenti e non sono debellabili con la semplice assunzione di antibiotici, si può quindi rendere necessario intervenire per sostituire la protesi infetta.
- DISLOCAZIONE RICORRENTE: la protesi d’anca consta di due componenti (una testina sferica che si inserisce in un rivestimento acetabolare concavo) proprio come l’articolazione dell’anca fisiologica. Se capita, ad esempio dopo un trauma, che la testa protesica esca dalla sua sede acetabolare, si parla di LUSSAZIONE dell’anca. Se questo fenomeno diventa ricorrente é necessario intervenire nuovamente per ripristinare un corretto allineamento o per utilizzare una diversa tipologia di protesi, studiata per prevenire il verificarsi di questa situazione.
- FRATTURA: in caso di trauma o caduta, può capitare che il paziente si procuri una frattura dell’osso vicino alla protesi. In questo caso potrebbe rendersi necessario sostituire l’impianto protesico se l’impianto risulta instabile.
- ROTTURA DELL’IMPIANTO PROTESICO: in rari casi può capitare che si rompa l’impianto stesso a livello del collo femorale. Questo è più frequente nelle protesi modulari, dove vengono a crearsi frizioni e corrosioni tra i diversi moduli.
- REAZIONE AGLI IONI METALLICI: può capitare, soprattutto negli impianti di tipo metallo-metallo, che la protesi vada incontro ad usura determinando, per sfregamento, la formazione di particolato metallico che si deposita in articolazione. Una protesi metallo-metallo é costituita da due parti metalliche: sia la testina sferica, sia il rivestimento acetabolare. Gli ioni metallici, se prodotti in quantità infiammatoria, possono determinare una reazione locale con conseguente lisi ossea, degenerazione dei tessuti muscolari, raccolte infiammatorie o pseudotumori. Potrebbero anche determinare reazioni sistemiche con danni al sistema cardiovascolare, oculare o endocrino.