Un edema è un accumulo di liquidi nel tessuto.
Ma da dove viene questo liquido?
É composto da acqua, proteine, cellule, lipidi e sostanze esogene, viene chiamata LINFA ed é normalmente presente in tutti i tessuti del nostro corpo, trasportata dai vasi linfatici.
A volte può capitare che qualcosa perturbi l’equilibrio del sistema linfatico, il quale perde la sua capacità di trasportare/riassorbire i liquidi, e quindi si forma un edema.
In seguito ad un intervento chirurgico si ha un’infiammazione locale in risposta alla lesione tissutale: quando il chirurgo incide i tessuti, inevitabilmente vengono recisi vasi linfatici e vasi sanguigni. In questo caso la quantità di liquido é quella che sarebbe comunque normalmente presente, ma i vasi linfatici recisi, durante l’intervento, hanno perso momentaneamente la loro capacità di trasporto dei liquidi, quindi il liquido ristagna localmente nei tessuti (insufficienza linfatica meccanica).
Il sistema linfatico è costituito da LINFONODI (filtrano la linfa e producono i linfociti per le difese immunitarie) e da VASI LINFATICI per drenare e trasportare il liquido interstiziale. Se l’equilibrio del sistema linfatico viene alterato, localmente si ha una riduzione delle difese immunitarie.
Quando il paziente operato prova dolore, vengono liberate istamina, bradichine e prostaglandine che determinano uno spasmo dei linfangiomi: la conseguenza è che aumenta il carico linfatico (cioé la quantità di linfa e proteine che deve essere trasportata) in un situazione in cui la capacità di trasporto dei vasi é già di per sè compromessa, quindi facilmente si sviluppa un linfedema acuto.
Per prevenirli consiglio sempre l’utilizzo di calze elasto-compressive anti-trombo (per capirci sono le calze bianche lunghe fin sopra al ginocchio)
L’edema post-chirurgico solitamente ha durata breve e in genere consiglio di trattarlo con drenaggio linfatico manuale e bendaggio compressivo presso un fisioterapista specializzato in questo tipo di trattamenti.
Il drenaggio linfatico manuale o linfodrenaggio ha diverse funzioni:
⁃ aumenta la produzione di linfa
⁃ aumenta la portata linfatica: cioè ottimizza il riempimento e svuotamento dei vasi linfatici
⁃ stimola la funzionalità dei linfonodi per regolare il flusso della linfa e la sua concentrazione proteica
⁃ riduce il ristagno dei liquidi
Il fisioterapista esercita una pressione tangenziale rispetto alla pelle: non la comprime, ma mobilizza superficialmente la cute nella direzione del flusso linfatico (per non creare iperemia), eseguendo manovre di “pressione” e di “rilasciamento”.
Il bendaggio compressivo é necessario per mantenere i benefici ottenuti con il trattamento di drenaggio linfatico:
⁃ riduce la filtrazione del liquido in uscita dai capillari verso lo spazio interstiziale (il punto dove avviene lo scambio di liquidi tra i vasi ematici e linfatici)
⁃ migliora il riassorbimento dello stesso
⁃ ottimizza il ritorno venoso del sangue verso il cuore e il ritorno linfatico
⁃ riduce la rigidità del tessuto cutaneo che tende a fibrotizzare
La presenza di edema e gonfiore nel periodo post-operatorio è una complicanza che può influire negativamente sulla percezione del dolore da parte del paziente e sull’andamento della riabilitazione fisioterapica e del recupero funzionale.
Generalmente l’edema si presenta in maniera molto più evidente in seguito ad un intervento di protesi di ginocchio, rispetto ad un intervento di protesi d’anca.
Il momento peggiore per il paziente, per quanto riguarda il gonfiore, si presenta dopo 6/8 giorni dall’operazione chirurgica: il ginocchio può risultare tumefatto e il quadricipite può perdere fino al 60% della sua forza nel primo mese.
Questi sono i motivi per cui insisto moltissimo sull’utilizzo delle calze elasto-compressive post-chirurgiche: l’edema, quando possibile, DEVE necessariamente essere prevenuto, perché può permanere anche per alcuni mesi.
Ci sono alcuni fattori che favoriscono la genesi di un edema:
• uno stato di sovrappeso/obesità
• una perdita di sangue nascosta (perdita di sangue interna alle strutture, senza fuoriuscita all’esterno, quindi con cute integra)
Le perdite ematiche nascoste possono verificarsi ad esempio nel caso in cui la protesi posizionata sia di taglia insufficiente per la copertura efficace della parte ossea su cui il chirurgo é intervenuto, oppure a seguito dell’utilizzo di un laccio emostatico.
L’uso del laccio favorisce la visione durante l’intervento e diminuisce le perdite ematiche in questa fase, ma può determinare un sanguinamento nelle ore successive: una volta posizionato il laccio emostatico, le strutture vascolari si svuotano del loro contenuto di sangue grazie alla compressione esercitata, e questo rende il campo operatorio più agevole per il chirurgo perché si ha una visuale migliore. Le strutture vascolari così compresse però, potrebbero essere inizialmente sottoposte ad uno spasmo o risultare chiuse da un piccolo coagulo: una volta risolto lo spasmo o lisato il coagulo, queste strutture possono ricominciare a sanguinare, anche dopo che il chirurgo ha concluso l’intervento e chiuso la ferita chirurgica.
Per evitare che l’edema e le perdite ematiche diventino problematiche, é possibile intervenire posizionando l’arto operato sollevato di 30 gradi e con 30 gradi di flessione del ginocchio: mantenendo questa posizione per circa 6 ore, é possibile ridurre la portata di sangue arterioso e contemporaneamente favorire il ritorno del sangue venoso verso il cuore.
Un accorgimento significativo per scongiurare la formazione di un edema, è quello di assumere 10 mg di cortisone un’ora prima dell’intervento e altri 10 mg 6 ore dopo l’intervento.
Altra pratica con evidenza di efficacia nel diminuire le perdite ematiche nascoste è l’uso dell’acido tranexamico per via edovenosa o intrarticolare.