Il mio obiettivo quando opero un paziente è di ottenere i risultati che il paziente si aspetta: in genere un paziente decide di sottoporsi all’intervento di protesi d’anca per liberarsi dal dolore, ma anche per recuperare una funzionalità che gli permetta di tornare all’attività sportiva che ha sempre amato.
A tutti i miei pazienti che si sottopongono a sostituzione protesica articolare consiglio, ottenuto un buon recupero muscolare e raggiunta un’ integrazione protesica ottimale, una pratica sportiva regolare.
Diversi studi scientifici evidenziano che i pazienti sottoposti ad intervento di protesi d’anca che praticano attività sportiva regolare hanno risultati migliori rispetto a pazienti sedentari.
Io consiglio il ritorno allo sport dopo l’intervento di protesi articolare dell’anca perchè ha un ottimo effetto psicologico, muscolare e propriocettivo per la persona, inoltre la giusta attività sportiva ha un effetto positivo sul metabolismo osseo e migliora la resistenza ossea periprotesica.
Non ci sono in letteratura studi che evidenzino una maggior usura delle componenti protesiche in pazienti attivi sportivi rispetto a pazienti sedentari.
Negli anni il design della protesi si è evoluto fino a diventare affine alla fisiologica anatomia dell’anca e i materiali usati sono decisamente più resistenti e più facilmente integrabili nell’articolazione.
Io utilizzo da anni la tecnica mini-invasiva AMIS con accesso chirurgico anteriore, evitando così di traumatizzare le strutture tendinee, un presuppost fondamentale per tornare ad allenarsi in tempi accettabili.
Ci sono alcune considerazioni di carattere generale da tener presente:
- Consiglio di tornare a praticare liberamente sport a basso impatto come nuoto, bici, cammino anche escursionistico oppure il golf: queste attività non determinano traumatismo delle strutture periprotesiche, mantengono un range di movimento controllato e non sottopongono le componenti protesiche a impatti inopportuni.
- Sconsiglio invece tutte le pratiche sportive ad alto impatto, come football, rugby, karate, baseball, pallacanestro: queste attività espongono il paziente a contatti fisici e traumatismi importanti, con il rischio di fratture e allentamenti degli elementi protesici. Le articolazioni in questi sport sono sottoposte a stress che possono determinare un danno ligamentoso e una secondaria instabilità o alterazione di congruità tra le componenti protesiche.
Nello specifico però, valuto caso per caso le condizioni cliniche generali, posturali e muscolari di ogni paziente, dando indicazioni ad hoc che sono frutto di studi e confronti scientifici: in particolare valuto con attenzione l’esperienza sportiva del paziente prima dell’intervento di protesi d’anca: questo è fondamentale quando si decide se concedere o meno al paziente alcune pratiche sportive particolari.
Se il paziente aveva un’ottima confidenza con il gesto sportivo di attività fisiche come il tennis o lo sci già prima dell’impianto di protesi, può tornare a praticarli dopo 6 mesi dall’intervento, periodo necessario per un’ottimale integrazione della protesi.
Sconsiglio vivamente la pratica di questi sport a chi volesse iniziare dopo l’intervento o a chi non lo praticava da molto tempo.
Prima di concedere il ritorno all’attività sportiva chiedo di eseguire alcuni esami:
- valutazione rx dell’impianto protesico, con conferma di corretto posizionamento delle componenti e assenza di lisi dell’osso periprotesico.
- valutazione clinica del paziente sia per quanto riguarda l’ambito articolare operato sia per quanto riguarda lo stato globale muscolare e posturale
- il paziente non deve presentare segno di Trendelemburg o zoppia e non deve avere dolore a riposo o evocabile durante la visita
- la definizione muscolare deve essere simmetrica
- il range articolare (intervallo di movimento) deve risultare adatto alla pratica sportiva scelta.
Cerco di guidare il paziente, quando possibile, a prediligere attività in acqua, ad esempio acqua jogging.
Consiglio anche il ciclismo: assicura un buon funzionamento del sistema cardiocircolatorio e un buon trofismo muscolare, inoltre aiuta a controllare il peso corporeo.
Quando possibile consiglio ai miei pazienti attività indoor per diminuire i rischi di cadute o incidenti.
Parlo con i miei pazienti per scegliere insieme l’attività sportiva più adatta alla sua situazione specifica per guidarlo nella scelta più opportuna, tenendo conto dell’effettivo recupero articolare raggiunto e del trofismo muscolare recuperato, ma tenendo conto in primis anche delle sue propensioni personali.
Il chirurgo e il paziente devono sempre essere consapevoli che particolari attività sportive potrebbero esitare in una possibile maggior usura, ma mi rendo personalmente conto che a volte ho davanti delle persone con una passione viscerale per un certo sport: questo aspetto ha dei pro psicologici, muscolari e propriocettivi fondamentali sul recupero completo dopo l’intervento che devono assolutamente essere messi sul piatto della bilancia.
Io penso che con le protesi moderne più performanti e durevoli, approcci chirurgici meno traumatici e rispettosi delle strutture tendinee (con la tecnica AMIS) e protocolli riabilitativi più specifici (Hunova), possono e devono portare ai miei pazienti un futuro più attivo e felice.
Il benessere generale del mio paziente, che inizia con la risoluzione del problema articolare e passa per il recupero delle attività giornaliere e sportive desiderate è il mio obiettivo.