La patologia artrosica viene comunemente associata alla senilità, un “male dell’etá”, come si suol dire: un tempo era considerato “normale” ad un certo punto della vita iniziare a convivere col dolore.
Ricordo quando, durante un congresso, é stata fatta questa domanda: “Come é possibile, con tutti i passi avanti che si stanno facendo, non riuscire a trovare nulla per guarire le articolazioni dall’artrosi?”
In quel caso il relatore rispose così: “Bisognerebbe scoprire l’elisir dell’eterna giovinezza”. Secondo me il relatore non considerava un fatto importante: esiste una grandissima percentuale di soggetti affetti da OA che é ancora molto giovane.
Si parla di artrosi quando la cartilagine é ormai degenerata e l’osso sottocartilagineo esposto è andato incontro a deformazione e alterazione della propria struttura.
L’età è solo uno dei fattori di rischio predisponenti e l’artrosi giovanile può dipendere da una serie di concause:
- infortuni pregressi
- attività professionali
- obesità
- genetica predisponente
- sesso
- razza
- Infortuni pregressi: ogni qualvolta la cartilagine articolare viene sottoposta ad impatti importanti o carichi ripetitivi, aumenta il rischio che questa si danneggi e quindi degeneri in maniera critica.
Gli sport traumatici che implicano contusioni articolari dirette possono facilmente
determinare l’insorgenza di interruzioni e danni cartilaginei: é stato dimostrato che oltre l’80% dei football player americani e dei calciatori, con una storia clinica di pregressi infortuni sportivi alle ginocchia, ha sviluppato una patologia osteoartritica negli anni successivi alle loro competizioni.
Gli atleti hanno maggiori probabilità di subire lesioni articolari rispetto all’individuo medio. Tali lesioni articolari possono causare instabilità articolare e degenerazione della cartilagine: le lesioni dei legamenti e dei menischi ne sono degli esempi concreti.
La mancanza di innervazione della cartilagine previene la sensazione di dolore quando la cartilagine è danneggiata; di conseguenza, molti infortuni passano inosservati, predisponendo l’atleta all’OA con esposizione ripetitiva ad alti livelli di impatto e di carico.
2. Attività professionali: le occupazioni molto impegnative fisicamente rappresentano sicuramente un fattore predisponente il lavoratore allo sviluppo di osteoartriti dell’anca (soprattutto per chi deve spostare carichi pesanti) e del ginocchio (soprattutto per deve rimanere a lungo inginocchiato o accovacciato). Questo è vero sia per gli uomini sia per le donne. Per esempio é stato stimato che un agricoltore, dopo 10 anni di lavoro, presenta un rischio doppio di sviluppare OA all’anca, rispetto ad un individuo che svolge un’attività lavorativa meno impegnativa dal punto di vista articolare.
3. Obesità: La patogenesi dell’OA è determinata sia dall’eccessivo carico articolare che dalle alterazioni ormonali e delle citochine. L’obesità è associata all’incidenza e alla progressione dell’OA (a carico delle principali articolazioni), al tasso di sostituzioni articolari e alle complicanze operative.
4. Genetica predisponente: alcune forme di artrosi sono legate ad una forte componente genetica. Le basi genetiche di questa malattia non seguono gli schemi tipici dell’ereditarietà mendeliana e probabilmente sono correlate ad alterazioni di più geni, per questo l’artrosi giovanile ha una natura così complessa. Al momento, i meccanismi genetici di questa malattia non sono noti, tuttavia è chiaro che i livelli di espressione di diversi geni sono alterati e che l’ereditarietà diventerà un fattore sostanziale nelle future considerazioni di diagnosi e trattamento dell’osteoartrite.
Le mutazioni nel gene Col2A1 per il collagene di tipo II influenzano prevalentemente la cartilagine e questo spettro di disturbi è chiamato collagenopatia di tipo II. Oltre a colpire la cartilagine, sono anche tipicamente accompagnati da problemi con lo sviluppo scheletrico, la vista e l’udito. Le più gravi di queste malattie portano ad alterazioni della crescita e patologie sistemiche importanti: forme fruste si possono manifestare solamente con alterazioni cartilaginee e artrosi precoce.
Condizioni genetiche particolari possono anche influenzare fattori che indirettamente favoriscono un quadro artrosico, come la particolare conformazione degli arti o la particolare predisposizione all’obesità.
5. Sesso: le donne sono generalmente più a rischio di sviluppare OA, e soprattutto questa si evolve in maniera più grave rispetto agli uomini. Il motivo é da ricercare nei fattori ormonali (estrogeni endogeni ed esogeni) che svolgono un ruolo fondamentale nel periodo perimenopausale.
6. Razza: l’epidemiologia dell’OA varia di molto tra gruppi etnici differenti. Gli studi del Johnston County Ostheoarthritis Project dimostrano che i gruppi etnici asiatici vengono colpiti in misura minore dall’OA di anca e mano rispetto alle etnie caucasiche, ma tra le donne cinesi c’è un’incidenza molto più elevata di OA del ginocchio rispetto alle donne caucasiche.
Un altro dato interessante é la differenza della caratteristiche dell’OA dell’anca tra individui afroamericani e caucasici: nei pazienti afroamericani sono più comuni il restringimento dello spazio articolare superiore e lo sviluppo di gravi osteofiti tricompartimentali.