L’artrosi a carico del ginocchio viene classificata come:
- Primaria o idiopatica: la cartilagine tende progressivamente ad usurarsi per il sommarsi di diversi fattori, quali l’avanzamento dell’età, il sovrappeso e l’overuse.
- Secondaria: causata da traumi(es. fratture ossee) o da deviazioni anatomiche degli assi articolari (varismo e valgismo) o dall’instabilità dell’articolazione (a seguito della rottura dei legamenti crociati ad esempio).
Al di là delle classificazioni, la gonartrosi è il risultato di una ridotta resistenza ai carichi dei tessuti articolari che perdono la capacità di sopportare gli stress meccanici.
Questa condizione si traduce nel deterioramento della cartilagine ialina che ricopre gli elementi articolari, come abbiamo precedentemente visto nella sezione dedicata all’anatomia (condili, troclea, piatti tibiali e faccette rotulee): la cartilagine si assottiglia fino ad esporre il tessuto osseo, questo a sua volta produce osteofiti (becchi artrosici) come meccanismo di difesa, viene prodotto liquido infiammatorio, la capsula articolare si ispessisce e i tendini si irrigidiscono.
Tutto questo si traduce nella sintomatologia caratteristica della gonartrosi:
- dolore
- limitazione articolare
- gonfiore in sede sottorotulea o perirotulea
- scrosci articolari durante il movimento
- instabilità dell’articolazione
Nelle due radiografie che seguono possiamo mettere a confronto un ginocchio “sano” e un ginocchio francamente artrosico: è facile notare come cambiano i margini ossei e rapporti articolari.
In caso di artrosi secondaria ad un malallineamento dovuto ad un valgismo (le famose “ginocchia ad X”) si modifica la linea di trazione del quadricipite sulla rotula, che viene spinta verso l’esterno determinando una riduzione della superficie di contatto femoro-rotulea, e così cambia completamente la distribuzione dei carichi. Il comparto esterno del ginocchio viene per questo motivo sottoposto ad un grave aumento del carico da sostenere e può facilmente sviluppare una patologia artrosica.
Nel caso di un ginocchio varo invece, si ha un importante aumento dello stress di carico sul comparto mediale del ginocchio: la rima articolare tende ad aprirsi lateralmente, e così le strutture laterali (legamenti collaterali laterali, capsula e bendeletta ileo-tibiale) tendono a diventare lasse peggiorando ulteriormente l’instabilità del ginocchio, mentre il comparto mediale dell’articolazione deve sopportare tutto il peso del corpo sviluppando in breve tempo una degenerazione della cartilagine articolare.
Anche nel caso di fratture periarticolari o di meniscectomie pregresse si può avere un’alterazione nella distribuzione dei carichi.
Queste condizioni patologiche portano all’instaurarsi di un quadro artrosico degenerativo, così come anche l’ipomobilità protratta nel tempo, perchè i tessuti per avere un buon trofismo (perchè rimangano sani) necessitano di essere mantenuti in attività.
A volte è sufficiente un approccio conservativo perchè regredisca la sintomatologia: si interviene dal punto di vista farmacologico e fisioterapico, affiancando alle terapie anche delle infiltrazioni di acido ialuronico.
Personalmente stò avendo ottimi risultati su pazienti artrosici con l’infiltrazione di cellule mesenchimali (LIPOGEMS), una terapia decisamente innovativa.
Altre volte intraprendere una strada conservativa non è sufficiente, ed è necessario intervenire chirurgicamente con la sostituzione protesica dell’articolazione.
Io e la mia equipe abbiamo al nostro attivo un’ampia casistica di protesi di ginocchio, sia totale che monocompartimentale. Negli ultimi anni utilizziamo una tecnica robot-assistita per rendere l’intervento ancora più preciso e personalizzato sul singolo caso, ottenendo un ulteriore miglioramento dei risultati e un recupero ancora più veloce.